giovedì, giugno 29, 2006

Siamo pieni di porte aperte

Questa volta me la sono proprio cercata. Bisogna aver il coraggio di riconoscere quando si commette un'errore, spesso certe affermazioni "gratuite" sono considerate un'offesa. OK, immaginati la scena: sono circa le nove, in ufficio entra un collega e spiega che ha passato la notte in bianco perchè gli é venuta una sorta di reazione allergica che gli ha impedito di dormire. Questo é il motivo del ritardo. Segue gesto osceno (l'esposizione mimata dei gioielli di famiglia) da parte del nostro Boroter (ovviamente il clima é scherzoso), condito con qualche commento triviale (ma sempre molto simpatico, sai tra uomini). Ora ... potevo stare zitto, potevo parlare di calcio, potevo andare al cesso ... invece no. Ho invitato il collega a riflettere: invece di scusarsi per il (giustificato) ritardo, di aver sentito comunque il dovere di raggiungere il suo posto di lavoro, ed essere costretto a sentire le simpatiche e scherzose battute del Boroter, la prossima volta avrebbe fatto meglio a considerare l'ipotesi di prendersi un giorno di mutua! ORRORE! Ma come, non sai che questa parola é tabù? Non si scherza su queste cose, via! Il risentimento é perciò spontaneo: "se non ti piace come vieni trattato, qui siamo pieni di porte aperte, chi vuole può andare!"
Risposta: APPLAUSI PER BORO!!!

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